A distanza ormai di mesi dall’inizio del rollout di questa nuova funzionalità di Apple Mail denominata Apple Mail Privacy Protection (AMPP, per gli amici ), è tempo di analizzare i dati e iniziare a trarre alcune conclusioni.
Veloce recap
Con l’introduzione di Privacy Protection in tutti i nuovi Sistemi Operativi, Apple introduce una funzionalità di Mail (client di posta di default presente su tutti i dispositivi della mela) che:
- scarica in automatico i contenuti di una mail, anche se l’utente non interagisce con la comunicazione, generando di fatto delle finte aperture
- maschera i dettagli sul dispositivo, os e IP, impedendo il tracciamento di queste informazioni da parte delle piattaforme di email marketing e automation
Leggi il nostro primo articolo sul tema per sapere nel dettaglio di cosa si tratta
La diffusione dei client Apple
Uno potrebbe dire: “Vabbè, ma è solo Apple che ha adottato questa pratica quindi l’impatto derivante dovrà essere per forza limitato!“
In realtà, assolutamente no!
Sia guardando dati globali e worldwide, sia guardando dati più locali e riferiti al mercato italiano, vediamo che la penetrazione dei Client Apple sulla totalità dei client di posta utilizzati si attesta
- quasi al 50% (38,2% iPhone + 10,4% MacOS + 1,2% iPad) delle aperture registrate a livello globale
- oltre al 35% guardando dati locali, sul mercato italiano
percentuali che, anche prendendo l’estremo inferiore, ci danno indicazioni sulla portata degli effetti con i quali questa nuova funzionalità ci impone di fare i conti.
L’impatto alla prova dei fatti
A conferma del potenziale impatto di AMPP è interessante notare l’andamento della distribuzione delle aperture sui vari client, nelle settimane immediatamente successive al rilascio di AMPP (da inizio ottobre a metà novembre).
Da questo grafico è assolutamente evidente come le aperture generate da client Apple Mail con funzionalità di Privacy Protection attiva sono schizzate verso l’alto: da un 14% della prima settimana di ottobre, al 30% di metà novembre.
Un raddoppio drastico per nulla compensato dal relativo calo di aperture da device Apple senza PP attiva (nella maggior parte dei casi perchè ancora non aggiornati al nuovo OS), che complessivamente cala solo di 5 punti percentuali contro i 15 acquisiti da AMPP.
Questo ad indicare l’elevata incidenza di NUOVE aperture (evidentemente automatiche e quindi non affidabili) di contatti che in precedenza non aprivano le comunicazioni e che – fintamente – iniziano a farlo per effetto di AMPP.
Questo impatto è ancora più evidente se guardiamo al grafico che segue:
Il grafico evidenzia come, il trend dell’open rate sia tendenzialmente costante e oscilli tra il 10% e il 12%, pre 20.09 (rilascio di AMPP su iOS15) e come poi questo inizi a salire repentinamente nei giorni immediatamente successivi,
con un trend importante di incremento e di aumento destinato a raggiungere, in poche settimane, percentuali molto rilevanti andando di fatto ad annacquare e rendere molto meno affidabile il dato sulle aperture e il relativo click-to-open-rate.
Per questo, anche com’è facile intuire dal grafico, il team magnews – una volta in grado di riconoscere, identificare e distinguere le APERTURE INAFFIDABILI (o machine open) da quelle classiche e affidabili – ha immediatamente deciso di gestire in maniera separata e distinta questa nuova tipologia di aperture. Dal 6 ottobre, infatti, si nota come le percentuali di open ritornano in una fascia di maggiore stabilità con un trend leggermente calante per via del fatto che tra le aperture inaffidabili ce ne sono – ovviamente- anche di reali che non vengono più conteggiate tra le normali aperture.
Con il rilascio di novembre magnews, oltre alla possibilità di distinguere le aperture affidabili da quelle inaffidabili, ha introdotto tutta una serie di funzionalità prima a tutela dei vostri dati e reportistiche e poi a supporto della gestione di questo new normal – maggiori dettagli in questo articolo
Il trend di apertura nelle 24h
Un ultimo dato, di assoluto interesse e caratterizzante del modo in cui AMPP lavora e opera, è rappresentato nel grafico che segue dove siamo andati ad indicare come si distribuiscono le percentuali di apertura nelle varie fasce orarie della giornata, sui diversi client di posta.
Nell’articolo introduttivo sul tema abbiamo spiegato il funzionamento di AMPP nel dettaglio, indicando come il download automatico dei contenuti di una comunicazione non venga fatto in maniera sistematica, ma unicamente sotto particolari condizioni (verificate empiricamente sul campo dal ns team R&D ).
Di fatto, soprattutto in ambito mobile/tablet, Apple Mail procede al download automatico dei contenuti di tutte le mail ricevute (generando di fatto il rilevamento di un’apertura automatica su queste comunicazioni) al verificarsi di due condizioni specifiche:
- il dispositivo è collegato alla corrente / sotto carica (evidentemente per un tema di limitare il consumo della batteria quando vengono eseguite queste attività di download massivo di comunicazioni)
- il dispositivo è connesso ad una rete wi-fi (anche in questo caso per limitare il consumo di banda / traffico nel caso di connessioni a internet non flat, ma a consumo – come spesso accade nei contratti mobile)
Dal grafico questa situazione è evidenziata dal profilo (in arancione scuro) di Apple Proxy:
- la percentuale maggiore di aperture avviene nelle ore serali / notturne, fascia oraria nella quale la maggior parte di noi è a casa, con il dispositivo sotto carica e collegato al wi-fi
- nelle ore diurne, invece, queste percentuali sono più basse e tendenzialmente inferiori a quelle di tutti gli altri client
(Off-topic: interessante e caratterizzante anche il comportamento delle aperture su Outlook, in arancione più chiaro, che – da strumento prettamente business qual è – vede picchi importanti negli orari di “ufficio” e zero o pressoché zero aperture negli orari “fuori ufficio”).
Conclusioni
Il mondo del digital marketing, e dell’email marketing in particolare, stanno cambiando e la tutela della privacy degli utenti è uno dei principali motori di questo cambiamento. Questo articolo e tutti i dati condivisi ci danno la cifra e l’ordine di magnitudo degli impatti che questa misura ha e sta avendo per tutti quei Brand e aziende che utilizzano piattaforme che non li mettono al riparo da questi effetti.
Magnews è stata una delle prime piattaforme al mondo a reagire tempestivamente all’introduzione di Apple Mail Privacy Protection, a tutelare i propri clienti dai relativi effetti (aka aumenti incontrollati e ingiustificati dell’open rate) e a sviluppare funzionalità utili alla sua gestione.
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