Secondo Charles Darwin una delle caratteristiche che contraddistingue la resilienza di una specie non è tanto la sua intelligenza o la sua forza, quanto la sua capacità di adattarsi ad ambienti anche molto diversi.
Tra i fattori più critici in questi casi possiamo individuare la velocità di cambiamento del contesto e l’entità degli stessi.
Parlando di tecnologia digitale, è evidente come molte invenzioni siano diventate obsolete in tempi sempre più rapidi, cancellando spesso ogni propria traccia anche dalla conoscenza delle nuove generazioni.
Ho letto recentemente di un bambino che vedendo un floppy disk da 3.5” (spero sappiate di cosa sto parlando) ha chiesto: “qualcuno ha stampato l’icona di salvataggio con una stampante 3d?”
Il tema è ben noto anche alla comunità scientifica che ha individuato le “specie più a rischio di estinzione”; numerosi sono articoli, testi e sezioni di ricerca universitaria che preannunciano persino un “medioevo digitale” come possibile scenario in cui non saremo in grado di accedere a contenuti digitali del passato.
Non ultimo anche l’affollato cimitero di Google che conta ben 166 vittime in 13 anni, con una vita media di 4 anni circa.
Senza entrare ora nel merito delle cause che possono determinare la sopravvivenza di una tecnologia o delle misure per prevenirne l’estinzione, possiamo constatare in modo evidente come l’email sia uno di quegli strumenti tecnologici che meglio ha saputo competere con tecnologie di comunicazione emergenti e sia riuscito ad adattarsi in modo straordinario a variazioni spesso imprevedibili e repentine del contesto stesso in cui operava.
Mi riferisco a sistemi di posta elettronica che nel tempo hanno cercato di imporre propri standard, logiche di rendering dei contenuti “originali”, misure di sicurezza e tutela della privacy, feature a corredo più o meno supportate dai vari vendor, etc.
L’email è sopravvissuta ai primi webmail dei grandi portali di inizio millennio, che cercavano ad esempio di forzare il proprio look-and-feel anche alle email ricevute dai propri utenti (intervenendo sugli stili scritti nel codice), è riuscita a garantire una leggibilità del contenuto anche nelle situazioni più estreme in termini di compatibilità, quando il codice HTML non era di fatto uno standard per tutti o da quando le immagini remote vengono bloccate di default, fino ad adattarsi in modo flessibile e automatico a schermi di ogni dimensione, sempre più grandi sulle postazioni fisse e sempre più piccoli sui device mobili.
Oltre a questo, ha saputo adattarsi a contesti di comunicazione che hanno necessariamente prediletto un rapporto diretto 1:1, ogni volta che un mittente si è trovato a comunicare in modo semplice e veloce con un’ampia o ampissima platea di destinatari, ognuno dei quali con un profilo e con esigenze ben diverse.
Allo stesso modo, ha abilitato l’utilizzo di contenuti in grado di fornire dinamicità, come le immagini animate, si pensi al classico “countdown”.